mercoledì 18 maggio 2011

mi sono svegliata e volevo sprecare tutti i miei soldi. buttarli in un qualche tatuaggio stupido. o in un sacco di droga.
oggi è 31 anni che Ian Curtis è morto. pensavo a sua figlia.
io odio ricordare. odio gli anniversari e odio tutto ciò che è calcolabile in minuti. per me il tempo non esiste, esiste solo l'eternità, e quel pezzo di essa che sto vivendo.
odio le ricorrenze.
ma a Curtis, ai joy division, devo tanto. è giusto così. pensare alla sua esperienza,  alla mia e mescolarle, perché il vissuto di un uomo equivale a quello di tutti gli uomini.

mi spiace non rendere chiaro ciò che penso. in qualche modo quello che ho scritto voleva avere un senso. non so proprio esprimermi XD

giovedì 5 maggio 2011

e dopo anni le stesse parole, le stesse considerazioni

sai camminare bene sul cemento crepato del centro periferico. a testa alta. un passo dopo l'altro e le tue scarpe dilaniano milioni di germi, e tu non lo sai, ma loro soffrono. qualcuno da un lontano edificio ti scruta nascosto dal motivo floreale di una tenda sgualcita. ti chiedi se sei veramente osservato o se è lo strabismo del tuo cervello. quella malinconia di cui mi hai parlato è rappresa nell'unica ruga che attraversa il ventricolo sinistro del tuo cuore. potresti essere tu quell'individuo imprigionato nell'ombra della finestra, forse in te stesso. uno sguardo sul tuo ego di plastica. una finzione di cartone con scritte le parole "ho fame", suppliche di un barbone.
è inutile raffinare il linguaggio.
le emozioni sono uguali per tutti.

martedì 3 maggio 2011

vincere, perdere. sono solo parole.
mi guardo allo specchio, sono brutta. no, la frangetta non mi sta per niente bene. il viola sta già sbiadendo. io sbiadisco con lui. 
oggi ho comprato dei pantaloni a pois. sono verdi a pallini verde chiaro, o giallo scuro, devo ancora riuscire a capirlo. volevo sentimi carina. adesso mi sento solo un'idiota. 
d'altronde io sono proprio come quei pantaloni: brutti, ridicoli, lasciati a marcire in un posto squallido.
poi qualcuno li ha desiderati di nuovo.
ma forse anche io li abbandonerò in un angolo dell'armadio. è inevitabile. sono troppo strani. 
io non credo di essere strana. non lo do a vedere. dentro sono un casino e non so come definirmi, a tratti dubito della mia sessualità contorta, ed è triste e patetico dato che ho quasi vent'anni. ma non sono strana. sono solo sbagliata.
ma non mi vergogno nel dirlo. provo anche un certo senso di orgoglio.
noi apparteniamo alle generazioni dell'omologazione; l'unico modo che abbiamo per essere speciali è essere sbagliati.
adesso però sto morendo di sonno. 
troppi pensieri da esprimere e troppe poche energie.
mi sono stropicciata gli occhi all'inverosimile e adesso sono pesanti.
continuo a digrignare i denti per il bisogno di nicotina.
devo resistere.
ma al sonno no, al sonno non ce la faccio.
mi spiace per le banalità che ho scritto, buona notte.